ALCUNE STRADE ANTICHE DELL’ISOLA DI SAN PIETRO COMUNEMENTE DETTE “STRADE ROMANE”

18.08.2023 11:17

A cura di Gianni Piredda  ALCUNE STRADE ANTICHE DELL’ISOLA DI SAN PIETRO COMUNEMENTE DETTE “STRADE ROMANE”

Il patrimonio archeologico dell’isola di San Pietro, esplorato ancora in minima parte, è arricchito anche dalla presenza di alcuni selciati di epoca antica, comunemente conosciuti con il nome di strade romane. Tuttavia l’origine romana di queste strade non è mai stata accertata ma per la fattezza costruttiva alcune di esse parrebbero risalire proprio a quel periodo.  Nell’isola se ne trovano sparse un po’ ovunque nonostante alcune stiano ormai rischiando di sparire quasi del tutto con il continuo crescere della vegetazione. Esse sono costituite da ciottoli piatti di piccole e medie dimensioni. In alcune si nota ancora che le pietre non sono disposte in piano ma tendono ad avere il centro strada leggermente più alto dei bordi, per favorire lo scolo delle acque. Le prime due strade, che parrebbero risalire proprio al periodo Romano, ci vengono segnalate dal Tagliafico, durante il sopralluogo che fece nell’isola di San Pietro, prima dell’infeudazione.  Egli nella relazione dice: (…) Nel mezzo di detta campagna si trova una strada assai larga che vi puotrebbe passar un carro et quella conduce direttamente al piede d’una picola montagna sassosa (…). Da questa testimonianza intuiamo che il maggiorente tabarchino si riferiva molto probabilmente alle attuali strade, via XX settembre e via Corvetto, che all’epoca della sua ricognizione iniziavano dalla rada, in prossimità dell’attuale porto, e terminavano nella piccola zona collinare in cui sorge la chiesa dei Novelli Innocenti. Ora di quell’antico selciato non rimane più nulla, perché sostituito quasi subito dalle vie sopraccitate. Invece rimangono tracce ancora visibili del secondo selciato che il Tagliafico menziona nella sua relazione. Egli afferma: (…)  Vicino alla sudetta fontana detta della Tacca Rossa principiando dal mare si trova altra strada di longhezza di due miglia capace di passarvi il Carro, quale conduce al piede et indi sopra la più alta Montagna di detta Isola per tal ragione chiamata come si è detto guardia de mori (…). La strada menzionata è quella che iniziava pressappoco da Punta del Morto, in prossimità dell’attuale porticciolo turistico, attraversava la località La Golfa, facendo da confine con la zona detta Curassu, proseguiva sino al vascone dell’acqua, sopra Tanca Baggia, fino a Sopra la Ripa (Suvia a Ripa), continuando poi verso l’interno dell’isola. Poco distante dal centro abitato, seguendo invece l’itinerario n. 17 del trekking nell’isola di San Pietro, che parte dalla chiesetta dei Novelli Innocenti, raggiunge la località Sabino, passando per la Ripa del Sardo, si scorge un’altra interessante strada, anch’essa considerata tradizionalmente di epoca romana. Un altro antico tracciato lo troviamo invece in località Canalfondo. La strada è chiamata Ripa Bianca, la quale, secondo le informazioni date dai Beni Archeologici della Sardegna, risalirebbe ai secc. II a.C.-V d.C.  Spostandoci nella parte interna dell’isola di San Pietro troviamo un altro tratto di strada romana, che inizia in località Gioia, zona Hotel La Valle, e va a innestarsi sulla carrareccia di Calavinagra. In località Nasca, seguendo invece l’itinerario 22 (CAI 372, Commende-Bricco delle Scimmie-Nasca-canale del Zi) quasi nascosti nella vegetazione, si scorgono una strada e un ponticello che parrebbero anch’essi di secolare costruzione. Nell’isola si trovano inoltre particolari stradine, molto simili a delle vere e proprie carrarecce, considerate anch’esse di epoca antica, i cui ciottoli presentano solchi imputabili al passaggio di carri. Di questa tipologia se ne trovano sparse nelle località, Canalfondo, Sabino, Montagna, Gioia, Ventrischi, Capo Rosso. Tali solchi sono paragonabili ai Cart Ruts, molto diffusi a Malta e Gozo, che alcuni studiosi sostengono che siano proprio dei particolari segni generati dal continuo passaggio dei carri romani. In conclusione posso dire che girovagando nell’isola sono ancora visibili tanti percorsi, probabilmente millenari, che meriterebbero di essere classificati e portati all’attenzione degli esperti. Mi auguro, in un prossimo futuro, di realizzare, con l’aiuto di qualche volenteroso, una dettagliata mappatura, con la speranza di evitare che questo patrimonio storico e archeologico vada definitivamente perduto.

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