CARLOFORTE: L'ANTICO MESTIERE DEL MAESTRO D'ASCIA
26.07.2023 10:44A cura di Gianni Piredda CARLOFORTE: L'ANTICO MESTIERE DEL MAESTRO D'ASCIA
La storia delle tre bilancelle, Macchiavelli, Miriella e Ruggero II, raccontata recentemente dall’amico Luca Poma, è l’esempio lampante di quanto l’attività cantieristica carolina, espressa attraverso il mestiere del maestro d’ascia, fosse ben radicata nell’isola di San Pietro. Infatti, tra gli antichi mestieri che hanno segnato particolarmente la storia di Carloforte quello del maestro d’ascia è tra le più importanti eredità lasciate a Carloforte dai coloni Tabarchini. Giuseppe e Giovanni Damele, furono i due famosi maestri d’ascia, giunti nell’isola di San Pietro, insiemi ai primi coloni liguri provenienti da Tabarca, i quali, anche nella nuova colonia, portarono avanti il mestiere esercitato per lunghi anni nell’isoletta tunisina. Con i loro insegnamenti formarono una classe di artigiani specializzati, costituita da grandi maestri d'ascia, il cui nome deriva proprio dal fatto che essi usavano “l’ascia”, strumento utilizzato per sagomare i legni destinati alla costruzione delle imbarcazioni.
Ma fu nel 1810, grazie all'iniziativa del trapanese Gaspare Gavassino, che nacque il primo cantiere navale dell'Isola. Da quel momento, fino alla seconda guerra mondiale, la cantieristica di Carloforte non attraversò mai periodi di crisi. Già prima del Novecento le bilancelle e le tabarchine (o paranzelle), classiche imbarcazioni costruite proprio nei cantieri dell'isola, trasportavano merci di ogni genere in tutto il mar Mediterraneo. Nel 1872 i cantieri di Carloforte furono addirittura gli unici dell'intera Sardegna a ricevere commesse. Il pino d’Aleppo, particolarmente diffuso nell’isola, fu inizialmente il tipico legno utilizzato per realizzare diverse parti dello scafo, tra cui ponti, fasciame e bagli. Poi furono introdotti, il rovere, il faggio e il pino di Svezia. La cantieristica navale era costituita anche da altri abili artigiani impiegati nella costruzione delle imbarcazioni. Tra questi ricordiamo: i segantini, artigiani impiegati nel taglio del legno, i fabbri, i ciavieri, artigiani impiegati per fissare tutte le parti esterne all’ossatura dell’imbarcazione e infine, i calafati, che non erano inquadrati nelle maestranze del cantiere, ma venivano impiegati quando la costruzione dell’imbarcazione era stata ultimata, per rendere stagni il fasciame e per il rivestimento dei ponti.
Fino alla prima metà del secolo scorso i cantieri navali carolini assicuravano lavoro a decine di persone, tra maestri d’ascia e carpentieri. Fino al 1929 l’attività cantieristica era rappresentata dai maestri d’ascia Mario Saliu, Quintino Rivano, Pasquale Biggio, Ferralasco-Gavassino, Rossinno-Gavassino, Michele Biggio, Giuseppe Biggio e Antonio Pellerano. Negli anni successivi l’attività proseguì con i maestro d’ascia Giovanni Biggio e Rossino Stefano. Attualmente, nonostante una consistente flessione dovuta all'impiego della vetroresina nautica, a Carloforte sono presenti due cantieri navali rappresentati da due giovani maestri d'ascia, Tonino Sanna e Angelo Biggio che portano avanti l'antica tradizione della cantieristica navale. Una tradizione che si riscontra soprattutto nella metodologia di lavoro, che va dalla scelta del legname, sempre accuratissima, all'intera costruzione, che viene eseguita in ogni fase con la cura e la precisione tipiche della produzione artigianale tabarchina.
(Informazioni tratte da: M.De Francesco e A.Leone, Gente di Mare, Ed. Ettore Gasparini, 1996.
G.Ferraro, Da Tabarca a San Pietro, nasce Carloforte, Ed. Musanti, 1989.
Carloforte e l’isola di San Pietro, autori vari, Ed. Vanni, 2010.)
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